Resoconto incontro Zaia in Regione Veneto 6.9.2017
INCONTRO
REGIONE VENETO 6 SETTEMBRE 2017
PRESENTI:
presidente Zaia, assessore Coletto, assessore Bottacin, dott.
Mantoan, dott. Benassi, dott.ssa Russo.
Sono
presenti all’incontro una ventina di genitori del Gruppo No Pfas
Zona Rossa.
Il
presidente Zaia introduce l’incontro. Invita innanzitutto a
presentare in futuro, domande scritte, alle quali la Regione è ben
felice di rispondere.
Oggi
intende chiarire i nostri dubbi.
Giovanna
Dal Lago: non siamo qui per accusare, né per giudicare; il nostro
incontro ha uno scopo di collaborazione. Siamo qui per noi, per i
nostri figli, per le nostre famiglie, ma anche per le persone di
tutta Italia che non sono esenti dal problema pfas.
Avevamo
letto sui giornali, qualche tempo fa, che è stata data alla Miteni
l’autorizzazione a costruire un cogeneratore, e questo per noi
significa che la ditta è favorita, che l’attività della ditta non
sarà spostata. I Genitori No Pfas all’epoca di questo accadimento
si sono sdegnati e hanno annullato il precedente appuntamento: oggi
siamo qui per collaborare.
Giovanna
ha 5 figli, inquinati oltremodo: le analisi, al secondo controllo,
denotano un aumento importante di pfas nel sangue (oltre 300 ng/gr di
siero): chiede di vedere i progetti per allacciamento a nuove fonti,
il loro stato di avanzamento; chiede che la normativa riguardo ai
limiti di pfas nell’acqua sia rivista.
Bottacin:
gli accertamenti in area Miteni hanno rilevato rifiuti sepolti, che
vengono a contatto della falda; chiudere la ditta non risolverebbe
questo problema; il cogeneratore è considerato un’opera di utilità
pubblica, dovuta per legge. Sui limiti riguardanti gli scarichi
industriali, mancando una legge nazionale, dal 2016 il Tribunale
superiore delle Acque ha stabilito che siano validi i limiti come per
l’acqua potabile.
Tempo
fa la Regione Veneto aveva previsto la realizzazione del MOSAV; i
nuovi acquedotti dovevano essere inseriti in questo progetto. La
Regione intende perseguire questa strada.
Veneto
Acque ha fatto da coordinatore tra i vari gestori delle acque, ed è
pronta a partire appena arrivano i famosi 80 milioni stanziati.
Viene
mostrata la mappa del progetto MOSAV, è evidenziata la tratta
prevista per collegare Almisano a Carmignano; il progetto è stato
inviato a Roma circa un mese fa, poiché solo allora la Regione lo ha
chiesto. A febbraio 2017 è stato fatto un accordo per il
Fratta-Gorzone. I soldi ancora non sono stati sbloccati.
Dario
Muraro: abbiamo grandi difficoltà a reperire documentazione sul
territorio (Arpav, Ulss..); d’ora in poi chiederemo direttamente i
Regione, vista la disponibilità che ci viene data.
Quante
fonti prevede di utilizzare il MOSAV: quanti punti di prelievo,
quanti Comuni serviti con il primo tratto? Attualmente la zona rossa
pesca acqua dalla falda inquinata; il MOSAV quanti e quali punti di
approvvigionamento prevede?
Bottacin:
900 litri di acqua al secondo, tubi da 1 metro di diametro,
direttamente fino ad Almisano x servire i Comuni vicini. Quali
Comuni serviti non sa, nemmeno Zaia: sentiranno il Consorzio. Ci
faranno sapere.
Benassi:
Il MOSAV nasce prima del problema pfas, x garantire acqua al sud del
Veneto, sono previste 3 prese.
Dario
Muraro: l’amministrazione di Carmignano ha presentato ricorso
rispetto al progetto MOSAV, poiché mancava l’Autorizzazione
dell’Autorità di Bacino. Il sistema acquifero del Brenta è già
in crisi per diversi motivi, anche climatici. Se il progetto verrà
bloccato, cosa potrà succedere?
Bottacin:
esiste la direttrice sud e quella ovest, e Carmiganano potrebbe
essere baipassato; la legge Nazionale prevede che la competenza sia
dei Comuni.
Dario
Muraro: ci troviamo di fronte all’efficienza non adeguata dei
filtri, che hanno più volte sforato i limiti di performance, e
l’ente gestore non è del tutto trasparente nel fornire i dati.
Brendola è divisa in due, una parte dell’acquedotto è
interconnessa all’acquedotto di Montecchio Magg., non filtrata, per
cui i livelli di pfas nell’acqua sono diversi.
Nel
2016 i gestori è intervenuto anche il dott. Mantoan in materia di
gestione dei filtri, che non vengono gestiti in maniera adeguata.
Chiediamo
che la provincia e i gestori siano messi in condizioni di controllare
le ditte pericolose, come FIS, ZAMBON, FIAMM; chiediamo alla
Regione che stringa le maglie sul controllo. Vogliamo che sia
imposto alla Miteni di smettere di inquinare.
Siamo
scoraggiati perché vediamo tempi lunghi, contaminazioni del sangue
che crescono, non che calano.
Quindi:
criticità del Mosav da chiarire; il progetto al momento è fermo,
ma appena arriva il nulla osta dalla Regione i lavori partiranno e la
realizzazione sarà ultimata in 4-5 anni.
Nel
frattempo la salute dei cittadini è a rischio, e non c’è acqua
pulita. Stiamo vivendo un’emergenza, facciamo da mangiare con acqua
di bottiglia, non possiamo più introdurre pfas nel nostro sangue, si
è pensato a fornire acqua con autobotti?
Fabiola
Dal Lago: dobbiamo cambiare anche la tipologia dell’agricoltura,
e trovare il modo di pensare anche al futuro di questo settore,
colpito anch’esso dalla contaminazione da pfas. Possiamo essere un
elemento di pressione, per lo stato, per poter aprire una discussione
su questi temi, possiamo aprire un tavolo di discussione?
Laura
da Montagnana: concetto di potabilità: l’acqua è potabile se non
reca danno alla salute, ma l’acqua che contiene pfas di fatto crea
un danno alla salute! I Sindaci possono muoversi in tal senso, ma se
l’ULSS dice che l’acqua erogata rientra nei parametri non
agiscono in alcun modo.
Alcuni
Comuni sono più contaminati di altri.
Plasmaferesi:
è considerata l’unico trattamento per rimuovere i pfas; non
abbiamo però trovato in letteratura una conferma; non c’è un
protocollo etico per condurla. Tutto lo screening ha l’aria di
essere una sperimentazione.
Come
mai lo screening non è trasversale? e non vengono controllati i
livelli di pfas nelle persone che hanno già malattie che possono
essere collegate ai pfas?
La
legge dice che “le
acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite e non
devono contenere sostanze che possono essere di potenziale pericolo
per la salute”.
Mantoan:
la Regione ha messo ha disposizione la plasmaferesi, una pratica che
viene già utilizzata dai donatori di sangue; serve per eliminare gli
avvelenamenti; è una proposta, non un obbligo. “Non
esiste letteratura in merito poiché non esiste altro posto al mondo
con una vvelenamento da pfas così esteso”.
Il
Comitato etico della regione ha dato il nulla osta all’utilizzo di
questa tecnica. Certamente per certi aspetti è una sperimentazione,
poiché non abbiamo in letteratura elementi di confronto.
Loretta
da Lonigo: perché non fare uno screening che coinvolge tutti gli
abitanti della zona rossa, e allarga i controlli a tutti?
Mantoan:
stanno cercando di capire questo fenomeno, e un problema nuovo anche
per loro. Per quanto riguarda la potabilità delle acque, è il
Ministero della Salute che ha voce in capitolo: la Regione può
abbassare i limiti, nel momento in cui vengono fissati. Al momento il
Ministero ritiene adeguati i limiti fissati. La regione ha inviato
una richiesta di revisione anche il 23 agosto u.s. (ne sono stati
inviati altri in precedenza).
Si
può prendere in considerazione il potenziamento delle casette
dell’acqua.
Michela
Piccoli: facciamo il conto, numeri alla mano, dell’accumulo di
pfas nel tempo, considerando l’emivita delle sostanze; i pfas
continuano ad accumularsi, e nel tempo aumentano inesorabilmente, i
valori nel sangue sono inauditi, dalle 10 alle 30 volte superiori ad
una media stabilita.
Occorre
azzerare subito i limiti di pfas nell’acqua.
Mantoan:
la Regione ha chiesto di abbassare i limiti; i filtri vanno
monitorati, devono farlo i gestori. Per quanto attiene all’acqua
alimentare, che viene utilizzata per l’alimentazione, sarà
possibile rivedere l’uso delle casette.
Luca
Cecchi: per quanto riguarda il Mosav, in caso fosse bloccato il
progetto, sarebbe possibile tornare ai progetti fatti dai singoli
gestori?
Chiediamo
che vengano date alle Ulss delle istruzioni precise su come fare i
controlli dell’acqua e su quali parametri rispettare, e che vi
siano controlli da parte delle istituzioni.
L’acqua
deve essere un argomento primario nelle scelte politiche, di oggi e
in futuro!
Mantoan:
ricorda che al momento non vi sono evidenze scientifiche certe sui
danni causati da pfas. Abbiamo capito il problema, stiamo cercando
di trovare una soluzione, probabilmente entro 4 anni risolveremo il
problema degli acquedotti; proveremo a capire se la tecnologia
utilizzata nelle casette può essere garanzia di acqua alimentata a
zero pfas.
Russo:
stanno procedendo i campionamenti sugli alimenti; le risposte
arriveranno probabilmente entro l’anno.
Chiediamo
che la Regione si prenda carico della spesa dei filtri perlomeno per
tutte le Scuole dell’Infanzia della zona inquinata, e che arrivi
comunicazione ai Sindaci di tutti i paesi coinvolti affinché si
muovano allo stesso modo, in direzione della tutela, e
che non dichiarino più che l’acqua è bevibile.
Chiediamo
che siano installate casette dell’acqua in tutte le scuole
dell’area interessata, baipasssando l’iter burocratico, data
l’emergenza del caso.
Chiediamo
che a livello Costituzionale (nazionale) via sia un’attenzione
all’acqua, all’ottimizzazione dell’uso delle fonti di acqua,
bene primario del quale non possiamo fare a meno.
Loretta
Cadaldini consegna al presidente Zaia le schede tecniche dei
composti chimici in oggetto, correlate dai relativi pittogrammi.
Chiediamo
che sia presa in considerazione la possibilità di dichiarare uno
stato di emergenza.
Aspettiamo
delle risposte entro un mese da oggi.
Verbalista:
Monica Lea Paparella
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